Recensione,

Recensione: Il bambino silenzioso di Sarah A. Denzil

febbraio 05, 2018 Virgy 0 Comments

Carissime lettrici oggi vi parliamo del nuovo thriller di Sarah A. Denzil, pubblicato da Newton Compton il 29 gennaio, che è diventato un best seller in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Vediamo di cosa parla questo romanzo.

Titolo: Il bambino silenzioso
Autore: Sarah A. Denzil
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Pagine: 432
Costo: 2,99 € formato Kindle, 8,41 € copertina rigida

Trama:
Nell’estate del 2006, Emma Price era lì quando fu ritrovato il cappotto rosso del suo bambino di sei anni, lungo il fiume Ouse. Fu la tragica storia dell’anno: il piccolo Aiden era sparito da scuola durante una terribile alluvione, era caduto nel fiume e poi annegato. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Dieci anni dopo, Emma è riuscita finalmente a riacquistare un po’ di serenità. È sposata, incinta e le sembra di aver finalmente ripreso il controllo della sua vita quando… Aiden ritorna. Troppo traumatizzato per parlare, non risponde a nessuna delle infinite domande che gli vengono rivolte. Solo il suo corpo racconta la storia di una sparizione durata dieci lunghi anni. Una storia di ossa spezzate e ferite che testimoniano gli orrori che Aiden deve aver subito. Perché Aiden non è mai annegato: è stato rapito. Per recuperare il contatto con il figlio, ormai adolescente, Emma dovrà scoprire qualcosa sul mostro che glielo ha portato via. Ma chi, in una cittadina così piccola, sarebbe capace di un crimine tanto orrendo? È Aiden ad avere le risposte, ma ci sono cose troppo indicibili per essere pronunciate ad alta voce.

Chi è Sarah A. Denzil?
Vive nello Yorkshire, dove si gode la campagna e il tempo imprevedibile. Sotto pseudonimo pubblica libri per ragazzi, ma ha una vera passione per i thriller e le storie di suspense. Il bambino silenzioso ha scalato le classifiche di vendita negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Australia.

Recensione:
Io ho sempre amato molto i thriller e quindi ho letto con entusiasmo questo libro.
Devo dire che inizialmente il titolo mi ha tratta un po’ in inganno in quanto mi aspettavo che la storia fosse tutta incentrata sulla figura di Aiden; il libro è invece trattato pressoché completamente dal punto di vista della madre, Emma, che è anche la voce narrante. Quello che ho capito solo a metà del libro è che il punto temporale della narrazione è spostato al termine della storia in quanto la protagonista racconta gli eventi già consapevole di quello che accadrà. Unica eccezione a questo racconto materno è il penultimo e breve capitolo in cui Aiden diventa voce narrante e ricostruisce a brevi tratti gli anni della sua prigionia e più dettagliatamente gli eventi che hanno portato alla liberazione.
Aiden è quindi un coprotagonista sempre presente nella mente e nel cuore di Emma che resta però la vera e indiscussa protagonista del libro.
Emma ci racconta gli eventi che si sono succeduti a partire dal giorno della scomparsa del figlio ripercorrendo a tratti anche la sua vita prima della tragedia e successivamente gli avvenimenti intercorsi tra la scomparsa e il ritrovamento.
Nella parte centrale e più consistente del libro il lettore assiste all’esplosione delle emozioni di Emma che finalmente ritrova il figlio dopo dieci anni di dolorose speranze che si sono via via infrante fino alla firma della dichiarazione di morte. Ma questa esplosione, che all’inizio è pura manifestazione di gioia, presto si incrina in quanto subentrano molteplici aspetti: Aiden è tornato ferito nel corpo e nello spirito e non solo non parla ma addirittura non interagisce con l’ambiente circostante e con le persone; Emma deve affrontare un nuovo polverone sia mediatico che dell’opinione pubblica che passa dall'osannarla e compatirla a criticarla aspramente; i sospetti colpiscono tutte le persone vicine a Emma e ad Aiden e tutti i rapporti di fiducia entrano in crisi gravati da diffidenza e paure. Emma quindi mostra tutte le sue fragilità, le sue insicurezze e le sue nevrosi conseguenti a tutte le dure prove che ha dovuto affrontare nella vita: essere una ragazza madre, rinunciare a tutte le sue prospettive di vita per accogliere Aiden che però le viene sottratto all’età di 6 anni, la morte dei genitori in un incidente stradale e l’oblio conseguente e infine, proprio nel momento in cui credeva di aver ritrovato equilibrio e felicità, il ritrovamento del figlio che però non la riconosce e che lei stessa non riconosce e che giunge addirittura a temere.

“Nutrivo fiducia in mio figlio? Credevo che fosse pericoloso? Erano queste le domande che mi risuonavano nella testa se permettevo a me stessa di pensarci troppo a lungo. Se avessi ammesso la realtà allora mi sarei ritrovata a percorrere un sentiero che non volevo battere. E non potevo farlo. Dovevo credere che ogni cosa si sarebbe sistemata in qualche modo.”

“Chiunque avesse rapito Aiden aveva vinto. Lo aveva distrutto al punto di renderlo un involucro vuoto, e aveva trasformato me in una donna sospettosa ed ansiosa.”

In questo crescendo di emozioni e situazioni, il thriller giunge alla sua criticità che poi condurrà all'identificazione del carnefice di Aiden e all'inizio del “risveglio” del ragazzo che finalmente troverà la forza di tornare a vivere nella realtà.
Senza rischiare di fare spoiler posso dirvi che c’è un lieto fine con un messaggio di speranza e rinascita.

“Gli eventi degli ultimi dieci anni avrebbero gravato con tutto il loro peso sulla mia anima fino al momento della mia morte, ma quel giorno ebbi un lampo della felicità che mi aspettava lungo il cammino. Una strada da percorrere”.

Di questo libro mi sono piaciute molte cose: la storia che è ben strutturata, la descrizione e la caratterizzazione dei personaggi, gli ambienti e lo stile di scrittura. Non ho invece amato molto la protagonista, forse per l’eccessiva lunghezza dei suoi travagli emotivi e per le sue tante, forse troppe, scelte accentratrici. Avrei inoltre preferito una storia più incentrata sugli aspetti thriller rispetto a quelli psicologici. Mi è dispiaciuto che gli eventi che hanno portato all’atteso finale siano paradossalmente stati condensati in relativamente poche pagine e che il capitolo dedicato al punto di vista di Aiden sia davvero breve. Forse un susseguirsi, a mio parere eccessivo, di situazioni drammatiche ha tolto un po’ di realismo alla storia privandola a tratti dell’attesa suspense. Lo schema del racconto thriller è ben congeniato anche se il fatto di aver intuito l’identità dell’aguzzino di Aiden a un terzo del libro mi ha fatto pensare a una struttura poco originale dell’organizzazione narrativa.
Voglio infine tranquillizzare le potenziali lettrici che temono di trovare aspetti scabrosi o disturbanti: le molestie e le torture subite da Aiden sono solo ipotizzate in modo sfumato e mai descritte o confermate in modo esplicito.
Pur con i possibili limiti del mio gusto personale, ho trovato questo libro decisamente interessante e quindi lo consiglio con piacere a tutti gli amanti del thriller e dei thriller psicologici … buona lettura!

Elena Barbieri
LCDL


Ti potrebbe anche piacere

0 Commenti: